Egidio Banti – Da una provincia dimezzata a una regione mancata: la sorte infelice di una terra famosa, la Lunigiana

La Macro-regione di Lunezia è un progetto territoriale che ebbe un certo successo nel secondo dopoguerra e in partetrova radici nella Lunigiana Storica che era costituita
dall’area geografica attualmente posta nella intersezione di tre regioni e comprendente l’intera provincia di Massa Carrara, la parte occidentale della provincia di Lucca (alta Versilia, territorio apuano, Garfagnana), l’intera provincia della Spezia ad eccezione dell’alta Val di Vara e della riviera ad ovest di Levanto, alcuni territori del comune di Albareto, in Emilia. Tale territorio corrisponde a quello dell’antica
Diocesi di Luni-Sarzana. La moderna Lunezia avrebbe dovuto comprendere le province di Parma, La Spezia, Massa Carrara, Piacenza, Reggio Emilia e Mantova, con l’aggiunta di parte della provincia di Lucca e Cremona. La storia di questo progetto risale all’Assemblea Costituente del 1946 quando nel suddividere la neonata Repubblica in regioni, si ipotizzò di dividere l’odierna Emilia-Romagna in Emilia-Appenninica e in Emilia e Romagna. La proposta non ebbe seguito ma periodicamente si ritorna a parlare della possibile istituzione di questa regione. L’Associazione culturale Regione Lunezia cita a favore la potenzialità economica che deriverebbe dalla saldatura della Padania col Mare Tirreno, crocevia per la mobilità europea delle persone e delle merci sull’asse Tirreno-Brennero e su quello della Via Emilia, una
rete di infrastrutture ancorata ai Porti della Spezia e Carrara, al Polo logistico di Piacenza, alla Stazione mediopadana di Reggio Emilia, all’Interporto e all’Aeroporto di Parma. Punti di forza economici si articolano su una componente alimentare e una turistica. La prima vanta la food valley parmense, la tecnologia della trasformazione alimentare delle città emiliano-padane, le produzioni biologiche della Val di Vara e della Lunigiana, la ricchezza ittica del Mare Tirreno.
La componente turistica vanta le bellezze delle Cinque Terre e del Golfo dei Poeti, il richiamo di Mantova e delle città d’arte emiliane, il grande Parco Appenninico e quello del Mincio, il fascino delle Alpi Apuane e delle località del mare ligure-tirreno, con un ventaglio di proposte turistiche invidiabile. Né va dimenticata l’importanza del sistema universitario emiliano e spezzino, del sistema fieristico diffuso, dei giacimenti di marmo di Carrara, della natura forestale dell’Appennino, della ricchezza fluviale del Po. Ulteriore motivazione alla costituzione di questa regione risiede nella constatazione che i governi regionali interessati e quello nazionale trascurerebbero questa vasta area “luneziana”, con tanti progetti che restano iscritti al libro dei sogni. La Pontremolese è lì da un ventennio per percorrere la tratta
ferroviaria che serve Parma e Carrara si impiega una media di 3 ore su una distanza di 132 chilometri; il raccordo Cisa-Brennero non è molto “apprezzato” anche se è giudicato come strategico a livello europeo. Lo spirito di Lunezia trova espressione nella Bandiera della regione lunense dove il giallo simboleggia il grano delle pianure, il verde l’Appennino e il blu il mar Tirreno. V’è poi un cuore che rappresenta la centralità e la denominazione “Cuore verde d’Europa”.

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